lunedì, giugno 02, 2008

Little Orphan Artworks

Il 20 maggio u.s., sul New York Times è stato pubblicato un articolo di Lawrence Lessig sul tema delle opere orfane, ovverosia quelle opere su cui ancora insistono i diritti di utilizzazione economica ma i cui titolari non è dato o è particolarmente difficile rintracciare.

L'articolo trae spunto da una proposta di legge, attualmente in discussione davanti al congresso americano, volta a consentire l'uso di tali opere da parte di terzi, sollevando contestualmente questi ultimi da possibili rivendicazioni dei titolari dei diritti qualora gli stessi dovessero palesarsi in un secondo momento, dopo che una "dilgente ricerca" volta a rintracciarli abbia dato esito negativo.

Del tema si è discusso anche nel corso del convegno tenutosi qualche giorno fa all'Università Europea di Roma: anche in quella sede la proposta americana e la "diligente ricerca" sono stati posti al centro dell'attenzione.

Lessig nel suo articolo si esprime in termini assai critici: giudica la legge in discussione un inutile aggravio burocratico, con scarso ritorno per la libertà di fruizione delle opere.

Il senso del discorso dello studioso americano potrebbe essere sintetizzato nell'espressione di senso comune "non si cura una polmonite, con l'aspirina". In altri termini, il problema delle opere orfane si produce a causa dell'eccessiva durata della tutela autorale e del fatto che, nell'ordinamento statunitense (nel nostro la cosa non è mai esistita) a partite dal 1978 è stata eliminata ogni forma di registrazione delle opere da cui far discendere la protezione giuridica.

Negli USA si è, cioè, passati da quello che Lessig definisce un sistema di "opt-in" ad un sistema di "opt-out".

Il problema, allora, è che una grande quantità di opere perde totalmente il proprio valore commerciale assai prima dello spirare della tutela accordata loro dalla legge. Se il termine fosse più breve esse potrebbero andare ad arricchire da subito il mondo del pubblico dominio, conoscendo, se del caso, una seconda giovinezza. Se il termine fosse più breve, o sottoposto a formalità costitutive, il problema delle opere orfane non esisterebbe o esisterebbe in forma assai ridotta.

Ne beneficerebbe la collettività, in termini di materiale liberamente fruibile, e ne beneficerebbe altresì l'economia, giacchè opere senza mercato, potrebbero averne uno nuovo. Come dimenticare, infatti, che i cartoons più belli della Walt Disney sono basati su fiabe cadute nel pubblico dominio e, dunque, per le quali nulla si è dovuto corrispondere, a titolo di diritti di utilizzazione economica, in sede di adattamento cinematografico?

Il pubblico dominio ha un valore non solo etico/sociale, ma altresì economico: peccato dimenticarsene, tenendo gli occhi incollati sulla punta delle proprie scarpe.

Etichette: , , ,

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page

Powered by Blogger

Iscriviti a
Post [Atom]