mercoledì, maggio 20, 2009

Si inzia a parlare di sms spia e si finisce con il taglio della connessione: è inevitabile!

Nella giornata di ieri, 19 maggio, il Governo ha reso alla Camera dei Deputati una "informativa urgente concernente il fenomeno della pirateria informatica attraverso la messaggistica dei telefoni cellulari".

L'informativa è stata resa dal Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Paolo Romani. Una relazione efficace in cui si dice, in sostanza, che il problema ha dimensioni contenute, non raggiunge soglie di rilievo e che c'è più allarmismo di quanto la situazione meriti.

Dopo la relazione di Romani, prendono la parola diversi deputati, tra cui, per ultimo l'On. Misiti (IDV), che, non si sa per quale ragione, arriva a parlare del blocco delle connessioni e dell'esempio francese.

Afferma l'On. Miniti: "...vi è la necessità di essere molto rigorosi una volta che si possa arrivare ad una normativa di riferimento, sostanzialmente confermativa di altre normative sullo stesso argomento (che sono in atto, per esempio, in Francia). Sappiamo che il Parlamento europeo si è rifiutato di approvare una proposta di legge che prevedeva il blocco della connessione ad Internet per chiunque commettesse attività illegali legate alla pirateria informatica. Ciononostante, una delle nazioni più importanti fondatrici dell'Unione ha già provveduto ad emanare una legge piuttosto rigorosa che è stata approvata proprio in questi giorni. Si tratta ora di vedere se sia necessario arrivare rapidamente ad una normativa, comunque sempre garantendo la libertà di espressione; ci troviamo, infatti, in un settore nel quale facilmente si può arrivare dalla proibizione alla censura, ed è quindi evidente che camminiamo su un crinale molto stretto".

Prendo atto della chiosa finale circa il rischio di censura insito in certe proposte normative (ahimè divenute legge nella vicina Francia).

Quello che mi sfugge è in che modo quelle stesse proposte normative, di cui Misiti augura l'adozione anche in Italia, possano essere considerate compatibili con un la libertà di espressione e, soprattutto proporzionate, rispetto agli interessi in discussione.



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