domenica, luglio 04, 2010

La non-notizia de "La Stampa.it"


La stampa.it, forse complice il caldo torrido di una domenica di luglio (e, dunque, rimpiangendo un pò del freddo dell'inverno), mette in prima pagina questo titolo "Proposta PdL: dodici mesi di carcere a chi istiga alla violenza su Internet".

Proprio una cosa da non crederci: questi senatori del PdL (in particolare, Raffaele Lauro come primo firmatario) non riescono a starsene con le mani in mano un secondo, sempre pronti ad attentare alla libertà della Rete, pure con questo caldo!

Beh, non proprio. Perchè la proposta è vecchia e risale ai fatti di Piazza del Duomo e della statuetta tirata a Berlusconi (basta leggere la relazione introduttiva - e il giornalista l'ha letta, vedi più avanti -"I recenti episodi che hanno caratterizzato la vita pubblica nel nostro Paese evidenziano la necessità di intervenire sul diffuso fenomeno caratterizzato da forme di esortazione alla violenza e all’aggressione, mediante discorsi, scritti ed interventi. Tali fenomeni, in virtù delle moderne tecnologie, riescono oggi ad acquisire una rilevanza mediatica particolarmente significativa"). Fu, infatti, presentata il 21 dicembre 2009 e assegnata alla Commissione giustizia, in sede referente, il 26 gennaio 2010: da allora giace lì, dimenticata (e tale rimarrà fino alla fine delle legislatura, si accettano scommesse), almeno fino ad oggi.

Va beh, si dirà, si sono sbagliati, non hanno visto le date.

Invece no, perchè il virgolettato riportato nell'articolo e che sembra essere una dichiarazione del Sentatore Lauro, in realtà è un sostanziale copia/incolla di quanto contenuto nella relazione introduttiva del provvedimento.

Così la Stampa.it:

"Una soluzione di questo tipo -sottolinea l’esponente del centrodestra- non potrebbe essere soggetta a censure connesse alla possibile lesione al diritto alla libertà di manifestazione del pensiero sancita dall’articolo 21 della Costituzione: se così fosse, non potrebbe considerarsi costituzionalmente compatibile neanche la fattispecie prevista dall’articolo 303 del Codice penale, che punisce l’istigazione a commettere un delitto meno grave rispetto a quelli contro la vita e l’incolumità delle persone" .

Così la relazione introduttiva:

"Una soluzione di questo tipo peraltro non potrebbe essere soggetta a censure connesse alla possibile lesione del diritto alla libertà di manifestazione del pensiero, di cui all’articolo 21 della Costituzione. Ciò per una duplice considerazione: da una parte, infatti, se così fosse, non potrebbe considerarsi a fortiori costituzionalmente compatibile neanche la fattispecie di cui all’articolo 303 del codice penale, che punisce l’istigazione a commettere un delitto meno grave rispetto a quelli contro la vita e l’incolumità delle persone".

Che dire: è La Stampa, bellezza!

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