giovedì, ottobre 14, 2010

Sul downloading da YouTube

Ho letto questo articolo su Il Sole 24 ore dal titolo eloquente: "L'altra faccia dello streaming" di Alessandro Longo.

Il sottotitolo, non presente, ma facile da immaginare è che la cosa abbia a che fare con la pirateria digitale.

Mi ha colpito in particolare questa parte (che giuridicamente condivido in pieno): "Il boom più grande in Italia è ora però delle applicazioni di video/audio ripping. Da noi è usato molto soprattutto Free YouTube to Mp3 Converter", aggiunge Mazza. Sono software che consentono di rendere file, su hard disk, la musica ascoltata sul sito di streaming: in barba al copyright, s'intende. È l'altra faccia del boom dello streaming che, legalmente, sta aumentando gli utenti e i proventi delle case discografiche, che fanno accordi con YouTube. Lo streaming audio invece in Italia non è ancora decollato, anche se ci prova Dada.

Sul fatto che il downloading da YouTube non rientri tecnicamente nel concetto di copia privata (come tale lecita) mi ero espresso lo scorso marzo nel corso della conferenza annuale del circolo dei giuristi telematici.

Ripeto, a maggior ragione, quanto affermato allora: non è che con l'equo compenso per copia privata (che grava su qualsiasi memoria atta alla registrazione) stiamo semplicemente socializzando i presunti danni da pirateria?

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