domenica, maggio 15, 2011

Free speech/violent videogame controversy all'italiana?

Chi ama il mondo dei videogiochi e le inevitabili battaglie legali che spesso lo circondano sa che in questo momento dinanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti è pendente un procedimento relativo alla costituzionalità delle legge californiana che vieta la vendita di videogiochi "violenti" ai minori di 18 anni.

Tornando dalle nostre parti, la recente presa di posizione dell'onorevole Giovanardi sulla presunta immoralità del videogioco "The Sims", che consentirebbe di creare all'interno dell'ambiente di gioco coppie omosessuali, pone sul tavolo temi cari ai sostenitori dei nuovi diritti civili nel ciberspazio.

Giovanardi sostiene che i produttori di The SIMS dovrebbero quanto meno avvertire gli utenti del videogame che il matrimonio omosessuale in Italia è fuori legge.

Una proposta che si potrebbe estendere anche ad altri videogame: ad esempio, ogni volta che si inizia una partita ad Halo il gioco potrebbe avvertirci che in Italia l'omicidio è "fuori legge", oppure ogni volta che si gioca a Medal of Honor si potrebbe far scorrere l'articolo 11 della costituzione ("L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa...."). Oppure, in Second Life si potrebbe avvertire che "volare" è contro le leggi della fisica e che non bisogna provarci sul serio se no ci si schianta.

Parlando seriamente, viene da chiedersi se un videogioco, cioè un'opera finalizzata al divertimento e all'intrattenimento del pubblico, debba conformare il proprio codice ai valori dominanti in un determinato momento storico o non debba invece lasciare liberi i propri utenti di giocare come credono, perchè nella vita privata ognuno, nei limiti e del rispetto delle libertà altrui, fa quello che vuole.

Perchè, fate attenzione, il discorso di Giovanardi è assai pericoloso, molto più pericoloso di quello che è alla base della controversia americana: qui non si sta parlando di un videogame violento di per sè, ma di un videogame che consente all'utilizzatore di creare il mondo (virtuale) che preferisce, un mondo i cui valori eventualmente sono in contrasto con quelli di riferimento in una determinata comunità (reale).

L'idea che lo Stato debba mettere il naso non sul prodotto in sè (discutibile, ma in alcuni casi ci può stare) ma sulle possibilità che il prodotto offre, arrivando a suggerire modifiche del codice che rendano impossibili alcune di queste opzioni perchè considerate "immorali", francamente inquieta.


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